"GLOBALIZZAZIONE E NETWORK MARKETING" 

                   di Maurizio Lintozzi                  

 25/08/2001

 

Da: https://www.tibereide.it/?p=721 RIVISTA SOCIO-CULTURALE  fondata da Maurizio Lintozzi


Ormai il mondo pare diviso in pro-global e anti-global, ma, forse, non tutti sanno con esattezza a cosa sono contrari o favorevoli, rispettando con rigida determinazione quello che pare sia lo sport nazionale più diffuso: criticare per il solo gusto della critica.

Ognuno, di fronte a qualsiasi novità, anziché cercare di approfondire, di conoscere, di valutare, si mette di “buzzo buono” a tentare di dimostrare che c’è qualcosa che non va, che non può funzionare, che è un’idea sbagliata, che in Italia è tutta un’altra cosa.

Qualora i tentativi “tecnici” risultassero fallimentari, si ricorre all’aspetto politico della vicenda e quindi una qualsiasi innovazione verrà definita, a seconda della necessità, di destra, di sinistra, pro-global, anti-global, un’americanata, ecc. ecc.

Se si impiegasse la stessa energia e lo stesso tempo a fare ciò che si critica probabilmente non ci sarebbe più nulla da criticare.

 Che bello! Gli studenti penserebbero a fare gli studenti, anziché sentirsi tutti il Ministro della Pubblica Istruzione, i tifosi farebbero i tifosi, anziché essere ognuno l’allenatore di questa o quella squadra; in sintesi ognuno impiegherebbe il proprio tempo a fare quello che dovrebbe fare, anziché far finta di essere qualcun altro e diventando a sua volta criticabile perché, volendosi sempre sostituire a chi non è, non fa ciò che dovrebbe.

Certo, se gli impiegati si sentissero impiegati e non allenatori, occuperebbero più tempo a fare il loro lavoro e forse ci sarebbe meno burocrazia, o comunque meno tempo per trattare una qualsiasi pratica.

E invece no! Da noi tutti sono Ministri, fuorché i Ministri, tutti sono allenatori fuorché gli allenatori e così via; in sintesi tutti sanno fare tutto, meno quello per cui sono pagati e percepiscono uno stipendio, ma non c’è da preoccuparsi, perché il loro lavoro lo sanno fare tutti gli altri.

Torniamo alla globalizzazione ed alcuni suoi componenti.

Probabilmente ci sono molti aspetti per cui la globalizzazione è criticabile, ma ce ne sono anche altri per cui, invece, è auspicabile.

Uno fra questi è il network-marketing, o marketing multi-level, o distribuzione interattiva.

I termini con cui viene identificato sono molti, come molti sono coloro che spacciano per network marketing alcuni surrogati malriusciti che altro non sono se non catene di questo o quel santo, o, nella migliore delle ipotesi, strutture piramidali (peraltro vietate in molti Stati e dal 2005 anche in Italia).

Il network marketing è invece una cosa assolutamente seria, anche se molti, un po’ per incompetenza, un po’ per partito preso, un po’ per vezzo, si sbizzarriscono in fantasiose denigrazioni.

Diciamo subito che non è possibile parlare di questa espressione commerciale senza far riferimento all’AMWAY Corporation; infatti l’Amway è il network marketing ed il network marketing è l’Amway.

Analizziamo alcuni aspetti fondamentali che possono servire a far capire l’imponenza di questo progetto ed il perché del successo mondiale di questa corporation che, ormai da diversi decenni, è leader nel settore con fatturati giganteschi.

Non c’è dubbio alcuno che il network marketing si fonda su principi certamente capitalistici e fa della globalizzazione uno dei suoi cavalli di battaglia.

Ma qual'è il lato peggiore del capitalismo propriamente detto? Non è forse il fatto che tende ad arricchire pochi sulle spalle di tanti? Non è forse il fatto che, generalmente, si basa sulla competizione più sfrenata? Certo che si!

 Il maggior difetto della globalizzazione non è forse ritenuto il fatto che esasperi questi aspetti negativi del capitalismo, rendendo i ricchi più ricchi ed i poveri più poveri? Bene, il network marketing è esattamente l’opposto.

Incredibile ma vero. Proprio l’Amway, inventando praticamente il network marketing, è riuscita a realizzare un progetto commerciale che trasforma il capitalismo da competitivo in collaborativo.

Chi asserisce che prima si “entra” nel progetto e più si guadagna (per chi vuole guadagnare) dice il falso. Infatti il progetto autentico del network marketing fonda il suo successo su una importante attività di servizio, che deve necessariamente essere posta in essere, pena il fallimento, a favore proprio di coloro che, come suol dirsi, “entrano dopo”.

In sintesi è come aver capovolto la piramide ed il flusso di guadagno. Che vuol dire? Vuol dire semplicemente che a guadagnare, in misura proporzionale al proprio lavoro, sono prima gli ultimi e, gradatamente, si sale verso i primi sempre che ci siano dei residuali.

Dov’è il fatto eccezionale? Semplice, se il primo vuol guadagnare deve aiutare l’ultimo a guadagnare, se non fa questo, addio profitto.

Qui è il difficile del network marketing, questo è il punto dove i più falliscono; infatti da quando siamo nati ad oggi abbiamo ricevuto una educazione sociale che porta ad essere competitivi, che ci induce a nascondere i segreti del nostro successo per evitare che altri li acquisiscano e quindi diventino concorrenti.

Nel network marketing non ci sono concorrenti, ma collaboratori alla pari (è addirittura frequentissimo il caso in cui l’ultimo guadagni più del primo), pertanto è determinante riuscire a capovolgere i propri metodi di lavoro, è determinante riuscire a capire che il proprio successo dipende esclusivamente dalla propria capacità di aiutare gli altri.

Questo, oltre tutto, rappresenta anche una importantissima trasformazione sociale, certamente difficile, certamente lunga a venire, ma altrettanto inarrestabile, altrettanto dirompente.

In ultima analisi il network marketing potrebbe riuscire a portare benessere e pace nel mondo con più facilità di quanta ne possano incontrare religioni varie e organizzazioni internazionali, per il semplice fatto che coniuga, contemporaneamente, l’atavico egoismo dell’uomo ed il proprio desiderio di star meglio, con la necessità, per avere questo, di aiutare gli altri ad avere la stessa cosa.

È veramente una rivoluzione! È altrettanto difficile da credere per tutti coloro che fino ad oggi sono vissuti nella competizione del capitalismo o nell’arrendevolezza di alcune filosofie religiose.

Praticamente il network marketing ha trasformato il “chi si accontenta gode” in “chi aiuta gode”, con una ulteriore trasformazione: chi si accontenta lo fa da solo e da solo, forse, gode, viceversa chi aiuta lo fa con altri e con altri gode. La differenza è illuminante.

Ed allora, vogliamo dire che questo aspetto non deve essere globalizzato quanto più possibile ed il più presto possibile? Si può ancora asserire che la globalizzazione è del tutto negativa?

Speriamo che l’intelligente filosofia del dubbio prevalga sulla stupidità della certezza!